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15 luglio 2017  - 19 luglio 2017 

16 luglio 2017 2ª GIORNATA DEL TRAFORO DEL MONTE BIANCO

L’INVENZIONE DEL MONTE BIANCO

16 luglio 2017 2ª GIORNATA DEL TRAFORO DEL MONTE BIANCO

un progetto di pourparler associazione culturale in partnership con Società Italiana per il Traforo del Monte Bianco, Comune di Courmayeur, Fondation pour l’Economie et le Développement Durable des Régions d’Europe, Fondazione, Fondazione Courmayeur Mont Blanc (Courmayeur), Socialing Institute (Milano), Fondazione Giovanni Agnelli (Torino), MAUTO - Museo dell’Automobile (Torino), CSS (Torino) Partners: Meridiani Montagne, Montagna.tv, Grivel, Morandin Maestro pasticcere

VEDI I QUATTRO CORTOMETRAGGI dai seguenti link (oppure direttamente sul sito dell'ass. pourparler, dal link presente in calce)

1 LE DEFI 2 1999 3 L’USINE 4 VISIONS

PORTRAITS, SOUS LE MONT BLANC - La Serie ( 2017, 26’) promossa in occasione del16 luglio 2ª giornata del Traforo del Monte Bianco con Marc Augé, Olivo Barbieri e con Fernand Lajat, Elio Marlier, Enrico Martinet, Giulio Cesare Meschini. Abbiamo realizzato un viaggio cinematografico in 4 episodi (visibili fino al 19 luglio 2017), che ricordano e raccontano ancora una volta, il significato di quell'impresa e ciò che potrà raccontarci, in futuro.

Radio Proposta in Blu 19 aprile 2016 

ascolta il Podcast dell'intervista sul nuovo sito web www.traforomontebianco.it

di Marco Gheller

Meridiani Montagne 01 agosto 2015 

I trafori alpini, tra passato e futuro

di Matteo Serafin

Il 16 luglio il Traforo del Monte Bianco ha festeggiato i 50 anni dalla sua apertura. Partendo da questo anniversario abbiamo indagato sull’attualità dei trasporti, su ruota e su rotaia, attraverso le Alpi. Ne è uscito un quadro piuttosto sconfortante. Con l’unica eccezione della Svizzera. Il 16 luglio del 1965, milioni di telespettatori assistettero alla presentazione dell’ultimo prodigio di ingegneria civile. Costruito in appena tre anni, progettato e sognato fin dai primi del Novecento, il Traforo del Monte Bianco era finalmente realtà. La storia di quell’avventura è stata rievocata lo scorso 16 luglio a Courmayeur nel corso di una giornata celebrativa per il 50° anniversario. Al centro delle celebrazioni l’epica e il senso dell’avventura di quella sfida, con la gara di velocità fra le “talpe” italiane e francesi vinta, contro ogni pronostico, dai nostri connazionali. Nella retorica dei notiziari dell’epoca, nei discorsi del generale De Gaulle e del presidente italiano Giuseppe Saragat, fu un trionfo di progresso, un grande passo per l’unità e la fratellanza dei popoli, per la civiltà, per la costruzione di un’Europa finalmente unita. A rivederle oggi, fra gli assordanti scricchiolii di un’Europa sempre più in crisi, quelle immagini sembrano lontane ben più del mezzo secolo trascorso. Che cosa rappresentano insomma oggi questi 11,6 chilometri scavati 50 anni fa sotto il Tetto d’Europa in pieno Boom economico? Tutt’altro che un «non luogo», per dirla con il sociologo Marc Augé che ha partecipato alla tavola rotonda durante le celebra- azioni del 50°. Il tunnel ha una storia e al suo interno vive oggi una comunità, fra pompieri e tecnici, che permette a questo organismo di pulsare senza sosta per consentire a esperienze, merci e perso- ne di continuare a passare. Quello che resta intatto, al di là delle complesse questioni macroeconomiche e politiche europee, è il senso di una sfida quasi impossibile, che ci racconta, soprattutto oggi, come senza sogni non si possono costruire e cambiare nulla.

La Stampa 16 luglio 2015 

Il giorno in cui l’Europa si unì al Monte Bianco

di Stefano Sergi

Tedeschi dell’Est e russi innalzavano muri, mentre italiani e francesi li frantumavano. Cinquant’anni fa, il 16 luglio 1965, i presidenti Saragat e De Gaulle tagliarono il nastro del tunnel stradale più lungo del mondo, il traforo del Monte Bianco. Fu l’inizio di una nuova era in un’Europa che, ieri come oggi, si divideva tra chi blindava confini e chi voleva abbattere le barriere. Courmayeur ricorda quel giorno con una maratona di 13 ore di eventi al Jardin de l’Ange e al Palanoir sotto il titolo «50 anni per una sfida», in collaborazione con la Fondazione Courmayeur Mont Blanc. L’etnologo e antropologo Marc Augé, il presidente del Censis Giuseppe De Rita, i vertici della Sitmb (la concessionaria italiana della galleria), l’ex ambasciatore a Parigi Luigi Guidobono Cavalchini e il direttore de «La Stampa» Mario Calapresi dialogheranno su «La prossimità come valore per le società moderne - Il ruolo dei trafori nel fare connettività». Nel pomeriggio sarà presentato il film «Il Sogno logico» dei valdostani Luca Bich e Riccardo Piaggio che ripercorre le tappe di quell’impresa, mentre alla sera verrà proiettato lo storico «Senza Sole né Luna» di Luciano Ricci, pellicola del 1963 dedicata a un gruppo di minatori del traforo. Tra i protagonisti, un giovanissimo Lando Buzzanca che oggi parteciperà alle celebrazioni.

La Repubblica 13 luglio 2015 

Noi, la meglio gioventù che cinquant’anni fa bucò il Monte Bianco e fece l’Europa

di Maurizio Crosetti

Non erano uomini talpa, erano astronauti. E quando si abbracciarono, il francese e l’italiano, sotto chilometri di roccia e ghiaccio, fu come per Armstrong e Aldrin sulla crosta della Luna invece che qui, nel cuore della Terra. Perché frontiera è dove un uomo decide di non vederla, e in quell’esatto istante la abbatte.Pensavano di fare un buco: fecero l’Europa. Era il 16 luglio 1965, giorno dell’inaugurazione del Traforo del Monte Bianco, 11.600 metri di perforazioni, sei anni di lavoro tremendo, 711 tonnellate di dinamite per trasformare un muro in una porta

Il Sole 24 Ore Domenica 12 luglio 2015 

Il foro ombelico dell’Europa

di Camilla Tagliabue

Dopo 6 anni di sforzi la montagna è sconfitta, grazie al sogno di un europeista convinto: questa è la storia di un’Europa lontana, lontana nel tempo, ma soprattutto lontana dalle ventilate muraglie anti-migranti e dalla cacciata dei debitori. Il Traforo del Monte Bianco fu progettato e costruito per essere «un ponte ideale tra due nazioni», l’Italia e la Francia. «Chi può sapere se un giorno l’intesa e la cooperazione non faranno dell’Europa l’elemento capitale dello sviluppo delle Nazioni, dell’equilibrio pacifico del mondo e del progresso di tutti gli uomini», affermò il presidente De Gaulle, affiancato dal “collega” italiano Saragat, all’inaugurazione del 1965: era il 16 luglio; giovedì cadrà il 50° anniversarlo del Traforo, celebrato con una giornata di incontri e conferenze a Courmayeur, tra cui la proiezione del docufilm Il Sogno logico, scritto da Riccardo Piaggio e diretto da Luca Bich, film che sarà trasmesso anche su Rai 3 alle 22.00.

Oltre ai materiali d’archivio e alle interviste ai protagonisti, gli autori impreziosiscono il girato con gli interventi pensosi del fotografo Olivo Barbieri e dell’antropologo Marc Augé: se per il primo, l’impresa del Monte Bianco coniuga «il sublime della natura e il sublime della tecnologia», per il secondo «il Tunnel è stato effettivamente, da subito, uno strumento di relazione e, in questo senso, un luogo del simbolico puro. Non dovremmo smarrire la dimensio- ne dell’avventura, della sfida, della scommessa. Perché L’Europa esista davvero».

Ideati ufficialmente nel 1957, i lavori in cantiere partirono solo due anni do- po: così iniziò pure la sfida ideale tra ingeneri e operai italiani e francesi, al di qua e al di là della montagna. «Eravamo evidentemente in competizione. Era lì, palpabile», spiega Fernand Lajat. «Ma non era una gara… C’era come pensiero, nella nostra testa, questo sì, eravamo tutti molto contenti di arrivare, aspetta- amo quel giorno. Per vederci, parlarci». Tra gioie e dolori, il documentario ricostruisce tutta la gloriosa vita del Traforo fino a oggi, compresi i tragici giorni del- l’incendio del 1999. Alla fine, nella roccia, restano scolpite le parole di un pastore valdostano, che, appresa la notizia della galleria, disse a un alpinista francese: «Ah, sarà comodo: potremmo vederci più spesso».

Avvenire 09 luglio 2015 

Monte Bianco. Un traforo per l’Europa

di Franco Gàbici

l traforo del Monte Bianco, in barba alla superstizione, fu inaugurato di venerdì. Era, infatti, il venerdì 16 luglio 1965 di cinquant’anni fa quando Giuseppe Saragat e Charles de Gaulle effettuarono il tradizionale taglio del nastro di un’opera colossale che collegava la valle di Chamonix in Alta Savoia con la Val d’Aosta. E di opera colossale si trattava per davvero, perché all’epoca il traforo – con i suoi 11,6 km – era il tunnel autostradale più lungo del mondo. (…) La vigilia della inaugurazione fu caratterizzata da maltempo e all’alba del giorno dopo le nuvole nascondevano il Monte Bianco mentre un vento gelido soffiava sulla valle. Alle 9.50 il presidente Saragat, accompagnato dai ministri Amintore Fanfani, Giacomo Mancini e Giorgio Bo, entra nel tunnel dove al quarto chilometro viene ricevuto da Marc Jacquet, ministro dei Lavori pubblici francese, e da Giovanni Fornari, ambasciatore italiano a Parigi, che lo accompagneranno nel municipio di Chamonix dove incontrerà De Gaulle. Dopo la cerimonia il corteo entra di nuovo nel tunnel e alle 11.15 sbuca nel territorio italiano nel piazzale di Entrèves. Si scopre una lapide per ricordare gli operai morti sul lavoro e dopo la benedizione del vescovo di Aosta, monsignor Maturino Blanchet, si dà il via ai discorsi ufficiali. Il presidente Saragat, dopo aver esaltato l’importanza dell’opera e aver ricordato i morti sul lavoro, intende dare una lettura politica del traforo definendolo non solo «uno strumento efficace di quella integrazione economica che stiamo realizzando», ma anche una prefigurazione e una tappa di quella più vasta unione che altri popoli attendono. Gli auspici di Saragat però non trovano d’accordo De Gaulle, che non nasconde la sua concezione diversa di Europa. Il presidente francese, infatti, a differenza degli altri Paesi della Cee è contrario alla costituzione di un grande potere europeo sovranazionale che diventi un giorno il governo unico dell’Europa.

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